sabato 5 dicembre 2009

FAQ Berlusconi

domani, anche a Edimbra si svolgerà il No Berlusconi Day. Per chi non reputa utile parteciparvi, ho preparato un semplice FAQ.

1. Ma Berlusconi non è il problema più grande dell'Italia, ci sono problemi più seri!
se abbiamo dei problemi il primo a risolverli deve essere il capo dell'esecutivo. E se come capo dell'esecutivo abbiamo un disonesto affiliato al cancro del nostro Paese, che come priorità ha quella di far passare leggi che possano scagionarlo dai vari processi, invece di pensare ai problemi più seri, non mi sembra si possa andare molto lontano.

2. Ma Berlusconi è innocente! Sono i giudici comunisti a perseguitarlo!
bene, è innocente? si faccia processare. Perché tanta foga e tanta avidità nel crearsi leggi per pararsi il culo? Perché è tanto innocente da avere paura?

3. Berlusconi non è il solo corrotto! tutti i politici lo sono!
ok, bene. Mandiamoli via tutti. Mi sembra corretto iniziare dal peggiore.

4. Non serve a nulla protestare!
certo, il lassismo ci salverà. Il lassismo è cosa buona e giusta.

venerdì 27 novembre 2009

the first time

dopo tanto vagare, posso dire di aver toccato la felicità. Di averla assaporata, stretta, impugnata, posseduta. Alla fine ce l'ho fatta. Ho sentito che tutto era perfetto, che non mancava nulla.

ma, secondo una scuola di pensiero che io seguo, le prime volte non sono mai le migliori. Quando provi qualcosa per la prima volta tutto ti travolge, è confuso. Non ne capisci bene il senso, non assapori a pieno il tutto. Meglio le seconde, perché se si è già pronti, si sa già come prepararsi e come disporsi affinché tutto venga apprezzato al meglio: l'esperienza è davvero completa.

e infatti, dopo l'ebbrezza iniziale, sovviene il mio passato inesorabile a guastare il tutto. La paura. Perché quando si conquista qualcosa, subito dopo si ha paura di perderlo. E per me più la fatica per averlo è stata grande, più la paura di perderlo e dover rifare tutto da capo è disarmante. La paura distorce tutto: un piccolo malinteso diventa una delusione, un piccolo diverbio diventa una discussione. La paura, e di questo sono un grande esperto, può spingerci all'autodistruzione.

ma quando le ombre del mio passato si diradano, almeno sento che il mio presente è più forte, più sicuro, più... presente. Invece di aver paura che tutto vada via, devo accettare l'eventualità che ciò accada, ma almeno ora so che la felicità esiste e che anche io posso conquistarla. Sembra un concetto banalissimo, eppure io quattro mesi fa l'avevo dimenticato.

non devo cancellare il mio passato, devo tenerlo bene a mente, ricordarne il male come il bene. Non dovrò mai dimenticare questa mia piccola impresa.

giovedì 5 novembre 2009

il sole di Edimburgo

in molti, soprattutto gli italiani che vivono qui, mi dicono che Edimburgo è una città grigia e che il sole italiano farei bene a dimenticarlo. La risposta ovvia in questo caso è: non sono mica venuto qui per le spiagge e le palme. Ma, c'è dell'altro.

sono qui da settembre e, posso affermare tranquilllamente che il sole c'è stato per la grande maggioranza delle giornate. Addirittura giornate bellissime con cieli azzurri, da stravaccarsi in uno dei tanti bellissimi parchi di questa città.

la cosa più affascinante è che qui il sole puoi aspettartelo sempre, anche dopo una giornata intera di pioggia. Le metafore con la vita si sprecano. Oggi ho visto uno dei tramonti più belli di sempre dal mio ufficio: nuvole grigie in cielo, ma all'orizzonte un cielo sereno chiudeva con un colore giallastro, arancione quasi.

e io, che apprezzo sempre le cose speciali, e snobbo quelle scontate, amo questo sole più di quello di Napoli. Discreto, mai invadente, distaccato, ma presente quando più ne hai bisogno. Il sole qui è così. E' come quando cerchi qualcosa disperatamente e non riesci a ottenerlo, ma, se ti rilassi e dai tempo al tempo, lui non tarderà a mostrarsi e a sorriderti.

affannarsi al risultato, ti distrae dai dettagli, dai particolari. Ma la bellezza è proprio lì che risiede. Chi è troppo avido, non riuscirà mai a godere della vera bellezza.

sabato 24 ottobre 2009

to start over

beh arrivati a questo punto, posso già fare un bilancio. E posso dire che venire qui ha dato i migliori risultati.

sono riuscito a lasciarmi alle spalle tutte le ombre del passato, a dimenticare tutti gli errori. Ho dato una bella ripulita al mio closet ed ora lo sto riempiendo di cose nuove e giuste, mettendole bene in ordine.

ho capito che la mia città natale era la fonte quasi principale dei miei problemi e ho deciso di non tornarci mai più, se non per una visita ai pochi veri vecchi amici e alla mia famiglia. Ho capito che i miei errori non erano dovuti solo a me stesso, ma anche all'essermi circondato di persone sbagliate, che hanno fatto in modo che il mio lato peggiore venisse fuori.

non mi manca il sole, stamattina sono uscito a correre e anche se la giornata era uggiosa, la visione di Holyrood Park con Arthur's Seat mi ha riempito il cuore. Quando ne sento la mancanza, sono a due passi dal mare.

finalmente mi sento nel posto giusto. Ed è il momento giusto. E' una sensazione nuova e ho deciso di godermela, respirandola a pieni polmoni.

domenica 18 ottobre 2009

words are very unnecessary

ho sempre amato la canzone, ma fino a poco tempo fa non ne condividevo il senso. Ho sempre rifiutato l'idea di non poter controllare il proprio destino, di non poter modellare gli eventi che ci riguardano a nostro piacimento. Pensavo che le parole avessero questo potere e mi ci affidavo completamente.

ma le parole non hanno alcun potere e, alla fine dei conti, le azioni sono le uniche cose che davvero parlano per noi. Si potrebbe dire, ma parlare è comunque agire. Ma il parlare è un'azione troppo diretta, se vogliamo qualcosa, non dobbiamo pensare solo al nostro obiettivo, piuttosto dobbiamo pensare a come creare le migliori condizioni affinché quell'obiettivo si realizzi. Più lo vuoi, più lo perdi. Altro concetto che mi sono sempre rifiutato di accettare.

le parole sono il frutto di quello che abbiamo nella nostra testa e nel nostro cuore, ma non tutti sono pronti ad accettarle. Verranno comprese solo da chi è pronto a capirle, da chi si trova in una situazione simile alla nostra. Ma nemmeno il discorso più impegnato e toccante riuscirà a cambiare l'idea di chi la pensa diversamente. Magari può spingere a riflettere, ma lì spunta l'orgoglio, stupido e inappropriato, di chi sa di aver sbagliato, ma non ha il coraggio di ammetterlo e la volontà di cambiare.

le parole sono un ottimo contorno, dette al momento giusto hanno effetti considerevoli, ma mai determinanti. Sono una giusta conclusione, il tocco finale, un qualcosa che sancisce i nostri sforzi. Ma non possono sobbarcarsi tutto il lavoro, semplicemente non ne hanno il potere. Anzi, se usate male, they can only do harm.

giovedì 1 ottobre 2009

small town boy

come avrò già detto in precedenza, la mia città natale è Torre Annunziata, nella dirtiest provincia napoletana. Una città non piccolissima, saremo sui 50.000 abitanti (15 anni fa erano 75.000, si dice che in passato fu toccata anche una punta di 100.000), ma sempre, purtroppo, una città di provincia. Non mi ci sono mai sentito a casa in quel posto, inutile stare qui a dire quanto mi senta sollevato ad averlo lasciato.

essendo un paese di provincia, le persone hanno una mentalità chiusa. Mia madre non ha mai accettato veramente la mia partenza, lei ancora spera che io me ne penta e torni. Del tipo "eh vabbe' adesso s'è fissato, lasciamolo fare". Mio fratello, cinque anni più grande di me, non ha mai capito perché io abbia voluto lasciare proprio l'Italia, avrei potuto emigrare, di nuovo, al nord. Mia sorella, la maggiore, più grande di 7, dice di appoggiarmi ma la sua non convinzione è chiara anche dalla videochiamata di Skype.

eppure ho studiato lingue, sapevano della mia passione per l'inglese, erano lì quando vedevo i film in lingua originale. Era ovvio che prima o poi ci avrei provato.

oggi mi videochiamano mio cugino e mia cugina. Mi chiedono come va e del lavoro. Quando ho detto che avrei lavorato in un call center ho visto lo sgomento sulle loro facce, anche mia sorella fece un'espressione simile. Insomma per loro io dovevo venire qua e in un mese trovare una scrivania da direttore. Per loro io sto vivendo il mito dell'emigrante, che va all'estero e torna ricco.

è spaventoso quanto siano lontani dalla realtà e non lo dico con presunzione. Ognuno vive nel proprio mondo e la vita di provincia ti costringe a viverne in uno davvero piccolo e ristretto. Al mio paese trovi la ragazza a 20 anni, hai la macchina, non necessariamente un lavoro perché tanto paga papà e a 25 anni già sei vecchio e pensi al matrimonio. E questo vale per tutti, anche i cosiddetti "alternativi" che si credono fuori dagli schemi, ma anche loro vittime del sistema.

mio padre non poteva pagarmi la macchina e io non sono riuscito a trovarmi una ragazza a 20 anni, non ho mai avuto successo per via della mia diversità. Ero troppo riservato. Io preferirei dire che non sono così ipocrita da fingermi il tuo migliore amico quando ti conosco a malapena.

e per un periodo, un lungo periodo, sono arrivato a sentirmi disadattato, sbagliato, inconsciamente anch'io volevo rientrare in quello schema, perché era la dimensione di stabilità più a portata di mano. E anche perché se non ne facevi parte, ti sentivi emarginato, tagliato fuori. Ma io non sono fatto per quello schema e infatti adesso che ne sono completamente fuori, mi sento libero. Per uscirne serve coraggio, un mio amico lo sa bene, è come prendere la pillola rossa e uscire da Matrix.

la cosa più spaventosa è che la provincia ti "entra dentro", non basta scapparne per liberarsene. Conosco persone emigrate al nord, che ancora parlano del mio paese, dove per un periodo si è spacciata cocaina liberamente per strada ed è tuttora la piazza principale dello spaccio in Campania, come se fosse il posto migliore del mondo. La realtà è che quello che sai, quello che hai sempre saputo, ti dà sicurezza, se in te non esiste lo stimolo a imparare, a capire, ad assaporare cose nuove, allora conviene non muoversi e restare fermi, vivere da parassiti, perché non hai la capacità di eliminare le vecchie sicurezze per crearne di nuove e migliori.

il luogo comune vuole che le persone di provincia siano più allegre e spensierate. La mia risposta? Beata ignoranza.

sabato 26 settembre 2009

we did it

io ho un problema con le conquiste, con i traguardi. Non riesco a godermeli. Anche se sotto molti aspetti sono pigro e sfaticato, sotto altri sono un treno che non si ferma mai. Quando ottengo una cosa, non mi fermo a goderla, non riesco a goderne, perché penso subito a quello che c'è da fare dopo e non sarò soddisfatto finché non otterrò anche quello e così via. Non è salutare.

oggi mi chiamano dall'agenzia e mi dicono che il lavoro è mio. Sì ho provato gioia, ma un minuto dopo ero lì a pensare alle email che dovevo fornire all'agenzia per le referenze (richiesta assurda tra l'altro, cosa te ne fai delle mie referenze se sono stato preso?), alla banca con la quale aprire il conto corrente, alle cose da comprare.

non è salutare. Ma non ci riesco. Devo finire l'opera e godermela tutta. E lì me la godrò per davvero.

ma, ad ogni modo, tra tutte le mie conquiste, questa è la più grande. Posso finalmente dire di essere felice.

per il lavoro, non è il lavoro dei miei sogni, ma di questi tempi e soprattutto nella mia situazione, è oro. Lavorerò con contratto temporaneo, per ora, in un call center dove gestirò clienti inglesi e italiani per le riparazioni dei pc Sony Vaio. Non è il massimo, ma dopo aver lavorato 7 mesi all'inferno, ovvero alla Vodafone, questa è una passeggiata di salute.

lunedì 21 settembre 2009

roots

diciamo che sono a metà percorso, che per un po' posso tirare fiato, anche se la corsa è ancora lunga.

mi sono sistemato nella mia stanza, vivo con un neozelandese in un appartamento a piano terra, con un bel giardino con barbecue e un living room con mega schermo lcd e playstation 3. Il mio flatmate è ok, si parla bene anche se fatico a capirlo quando parla e spesso, quasi sempre, mi deve ripetere le frasi due volte. Cazzo, i neozelandesi riescono a parlare peggio degli scozzesi, anzi, sinceramente, a pensarci mi sa che vanno di pareggio.

in questi giorni ho avuto sensazioni contrastanti, gioie piene e sconforti totali. Spesso mi sono anche chiesto se avevo fatto la cosa giusta. Ma quando ho visto che le cose si stavano sistemando, anche grazie all'aiuto di qualcuno, ho capito che si può fare tutto se lo si vuole.

dopo i disordini iniziali, adesso che inizia la mia ordinarietà, capisco sempre meglio le mie motivazioni. Io non sono qui per una ribellione verso il mio Paese, anche se sapere che le cose non stiano andando bene mi conforta, non giudico dall'alto i miei connazionali, ognuno ha le sue motivazioni per restare nel posto dove vive. Queste motivazioni non hanno nulla a che vedere con la politica o l'economia, ognuno vive dove ha le sue radici. Nella maggior parte dei casi, queste radici sono le persone a noi più vicine: la famiglia, gli amici, la propria donna...

ed è per questo che io non vivevo bene, non perché il mio Primo Ministro è un deficiente, non perché la nostra economia sta andando a rotoli, non perché siamo la barzelletta d'Europa, ma perché non avevo più delle radici. E' vero, ho ancora la mia famiglia, ma ormai ho tagliato il cordone ombelicale da tempo e non è una ragione abbastanza forte per trattenermi.

anche se questa città è magica e davveri pochi posti riescono ad emozionarmi ogni volta come questo, so bene di non trovarmi nella Terra Promessa. Ci saranno meno problemi rispetto all'Italia, ma the world is a messed up place e l'unico paradiso possibile possiamo costruircelo solo noi. Se sono venuto qui è perché dovevo ricostruire una personalità che avevo perso, ritrovare delle motivazioni, sicurezza in me stesso. Dovevo mettermi alla prova. Ed ogni volta che ricevo complimenti per il mio inglese, che riesco a capire senza problemi un nativo, come al mio primo colloquio di lavoro, sento crescere dentro di me un orgoglio che avevo perso.

in nemmeno un mese ho già più ragioni per restare, che per tornare. Io sto bene qui e sento che questo è il posto dove devo essere ora. E penso che ci resterò a lungo, molto a lungo. Anche se... mai dire mai.

martedì 8 settembre 2009

the rise of the EdimBROS

un post veloce, mentre sono purtroppo ancora all'ostello, attendendo di trasferirmi domani da Ale, che mi fornirà un tetto per un po' fin quando non riesco a risolvere la situazione. Sperando di chiudere il tutto nella prossima settimana.

che dire. Io amo questa città, già mi sento a casa, anche se una casa non l'ho trovata ancora. Purtroppo venire a settembre è stata una vera e propria c***ata, troppi studenti e troppa concorrenza. Ho visto scene assurde, tipo 15 persone in fila sulle scale per poter visitare una stanza. Quando visiti una stanza è come un colloquio di lavoro e proprio come ai colloqui di lavoro sto affinando sempre più la tecnica.

anche se il tempo è spesso grigio, è così variabile che mentre sta piovendo può spuntare il sole. A volte quando l'angoscia di queste ricerche senza risultati sale, basta andare sul Northern Bridge per riprendermi. O magari andare a bere una birra con gli amici. Già perché ho già degli amici qui, ed è una cosa del tutto nuova per me che, anche se non sono un asociale, non ho mai fatto amicizie così in fretta.

il ringraziamento va soprattutto al già citato Ale, davvero non ho parole per descrivere 'sto ragazzo. E' anche merito suo se mi sono ambientato subito qui. Non gliel'ho detto ancora, ma si è assicurato una fornitura di sfogliatelle per un anno per tutto quello che ha fatto.

altri italiani sono in arrivo in terra scozzese, presto ci sarà una bella comunità. Ma mi raccomando, quando ci becchiamo si parla in inglese. E fu così che iniziò the legacy of the Edimbros.

giovedì 27 agosto 2009

moment of truth

la partenza si avvicina e sto facendo gli ultimi preparativi. Soprattutto sto preparandomi psicologicamente. L'ultima mia fuga si è rivelata, benché importante, un fallimento, perché in fondo non ero ancora pronto. Adesso, conscio degli errori, sto facendo tutte le cose per bene. So che ci sarà un momento iniziale di schizofrenìa, con picchi di entusiasmo e momenti di angoscia. So che poi ci sarà solo angoscia. E poi non so come continua, ma so che se sei forte, o sei hai fortuna, o una combinazione delle due, le cose vanno a migliorare sempre più.

anche se manca poco non provo ansia. Magari esploderà l'ultimo giorno. Oppure è perché sono successe tante cose, tante cose sono cambiate attorno a me, che sono ancora scosso, come se l'ancora che mi teneva fermo, aiutandomi a distinguere il quadro generale, adesso non ci sia più, e tutto diventa più confuso. Sono troppo preso dal tentare di capire in che posizione mi trovo ora o almeno verso quale direzione sto andando, da non avere tempo per l'ansia. Ma sapevo che dovevo muovermi, perché il posto in cui mi trovavo non era più quello giusto. Così, per la prima volta in vita mia, ho preso una decisione pensando solo a me stesso.

forse non provo ansia perché in realtà sono in pace con me stesso. Forse sono curioso di sapere cosa mi aspetta, perché ho sempre desiderato cancellare tutto e ripartire da zero, ma mi mancava il coraggio.

beh, io faccio questa scommessa. Magari vinco, magari perdo. Ma mi andava di giocare, quindi, vada come vada.

sabato 22 agosto 2009

touch me baby

da quando è iniziata la battaglia degli smartphone, ho iniziato a guardare con molto più interesse ai cellulari. Prima vedevo il telefonino come un oggetto per telefonare, erano ok, ma non stavo lì a seguirne le evoluzioni o gli ultimi modelli usciti sul mercato. Ma dopo il primo Nokia (un N70 compagno di mille battaglie), da quando i telefonini sono diventati delle fotocamere, lettori mp3, anzi media center, possono navigare in internet e soprattutto sono un oggetto sempre più fico da sfoggiare il mio distacco si è trasformato in un nerdismo quasi sfrenato. Sono aggiornato su quasi tutti gli ultimi modelli più importanti sul mercato e so anche quali saranno le prossime uscite.

al momento posseggo un lg cookie (immagine a destra), un touch screen entry level che, devo dire, è un buon metadone, in attesa di potermi permettere un iPhone. Avendo seguito il lancio dell'iPhone in Italia e avendo lavorato alla Vodafone dopo, avevo sempre avuto l'opinione che i piani tariffari iPhone italiani fossero i più alti e ridicoli al mondo. Una delle soddisfazioni che volevo togliermi trasferendomi era, infatti, quella di prenderne uno a un prezzo ragionevole. Ma, dopo una ricerca, ho scoperto l'esatto contrario.

è vero che le compagnie italiane si sono messe in ridicolo quando pensavano di poter lanciare sul mercato uno smartphone pensato per il web e le email con un traffico mensile dati massimo di 600mb, ma da lì in poi hanno fatto strada, nonostante in molti persistano col criticare. Ho messo a confronto i piani abbonamento di O2 (UK), Orange (Francia), AT&T, Tim, 3 e Vodafone Italia, per un piano entry level per iPhone 3G 8gb, non da utilizzo sfrenato. Ebbene, tra tutti, l'unica compagnia che riesce a scendere al di sotto dei 30€ al mese è l'italiana Tim, che lo offre sì con un entry ticket di 199€, ma avere 1GB di dati con 15€ (chiamate e sms tariffate a parte però), beh mi è sembrata un'offerta onesta per chi non fa un utilizzo intensivo. La britannica O2 si tiene nel mezzo con l'offerta di 30£ includendo però dati senza limite (ma ho letto che questo "senza limite" sia moooolto indicativo), 75 minuti di chiamate e 125 sms. Mantenendoci su questa soglia di prezzo, 3 batte tutti con il suo abbonamento da 29€ al mese (400 minuti, 200 sms, 4gb, entry ticket 99€). Per il resto, i piani francesi hanno prezzi di poco più alti, quelli americani i più costosi.

insomma, nella mia vita scozzese non avrò l'opportunità di risparmiare rispetto all'Italia per comprare un iPhone, in questo caso l'erba del vicino non è più verde. Che modo bizzarro di risvegliare un senso patriottico assopito.

p.s.: in realtà il miglior smartphone al momento è il Palm Pre, ma non riesce ad essere fico come l'iPhone. Dispiace.

mercoledì 19 agosto 2009

taking over the weekend

chiariamo da subito, per i vari avventori che visiteranno questo blog per la prima volta. Questo non è un blogspot da cercare su Google con "nome artista" "nome album" blogspot, qui non troverete link per scaricare, spiace, capisco la situazione in cui vi trovate, ci sono passato, adesso starete bestemmiando il mio blog pensando "ma chi cazzo se ne fotte delle tue recensioni se in due minuti mi scarico il disco e me l'ascolto?". In effetti non riuscirei a replicare con argomenti solidi, ma posso dirvi che sono un fico che ascolta roba fica, quindi la mia opinione merita attenzione. E scaricate musica legalmente (LOL). No, serio, almeno comprate il disco se apprezzate l'artista.

Calvin Harris - Ready for the Weekend

se avete voglia di muovere il culo, ma non vi sentite stimolati dall'idea di ascoltare musica ripetitiva di dubbio gusto, Calvin Harris è quello che fa per voi. Lui appartiene a quel genere che io definirei Disco Intelligente, il suono è un miscuglio di elettronica anni '80 e disco anni '70, reinterpretati in chiave moderna, creando un suono fresco e solo vagamente nostalgico. Rispetto al precedente I Created Disco, molto apprezzato a livello internazionale e cagato di striscio qui in Italia, il suono si sposta forse un po' di più verso atmosfere pop, ma lo trovo anche più maturo dal punto di vista degli arrangiamenti. In più il buon Calvin si cimenta in due tracce downtempo (per i profani, parliamo di tracce dal ritmo più lento), che hanno davvero piacevolmente sorpreso il sottoscritto. Vi do due assaggi, il primo è la mia traccia preferita del disco, il secondo è una delle due tracce downtempo su citate

Calvin Harris - Stars Come Out

Calvin Harris - Burns Night


Zion I - The Take Over

siamo sul rap, il duo di Oakland Zion I ritorna con un disco che non riesce ad eguagliare quello che per me resterà un classico, ovvero True & Livin' del 2005, ma resta a mio avviso molto piacevole da ascoltare e degno di nota. The Take Over non è un'uscita fresca come quella che vi ho proposto prima, è fuori da gennaio, ma ha suoni che non disturbano l'ascolto estivo, anzi direi tutt'altro. Il suono è cambiato, seguendo la direzione che già si intraprendeva dal 2005 ovvero la contaminazione di vari suoni, dal jazz, al soul, fino anche a qualche punta di blues e all'elettronica. L'elettronica si fa sempre più avanti e in qualche traccia troviamo anche l'influenza di quell'hyphy che è diventato il suono del mainstream proveniente dalla bay area, un suono che può ricordare molto quello del più comune dirty south. E' un qualcosa che non mi aspettavo da loro, ma a dire il vero questi esperimenti non vengono male e si lasciano ascoltare. Il disco procede omogeneo e piacevole, anche se in alcuni episodi il dito andrà inesorabilmente a cercare lo skip (traccia numero 10 Country Baked Yarns, da dimenticare). Insomma è un disco che va tra alti e bassi, ma gli alti sono davvero degni di nota e l'ascolto del disco per intero è piacevole. Uno di quei dischi che non fanno urlare al miracolo, ma che comunque meritano un posto nella collezione. La prima traccia che lascio in ascolto è la mia preferita del disco, Antenna, la seconda la prendo da True & Livin'.

Zion I - Antenna

Zion I - Luv

martedì 18 agosto 2009

I used to love h.e.r

dovete sapere che per un periodo della mia vita pensavo di voler fare musica per vivere. Ci avevo davvero creduto, poi un po' la sfortuna, l'ambiente e cambiamenti personali, mi hanno allontanato sempre di più dal sogno.

quando parlavo con persone più grandi di me, persone che nemmeno sapevano cosa fosse il rap, mi si diceva sempre che un giorno avrei abbandonato tutto e che non avrei nemmeno più ascoltato questo genere. Ovviamente non li ascoltavo e addirittura dicevo che avrei dimostrato loro il contrario. Bene, già metà della loro profezia si è avverata e ultimamente temo che si stia avverando anche la seconda parte.

infatti più vado avanti con gli anni più sento che il rap non mi si addice. Lo possiamo scindere in due filoni principali e un terzo meno sviluppato. Il primo è quello gangsta o almeno quello più commerciale, quindi parliamo di temi molto superficiali o anche profondi ma trattati con superficialità (tranne rari esempi), quindi si parla di violenza, sesso, o semplicemente di quanto sia fico il rapper in questione. Il secondo è quello underground, dove l'aspetto è più focalizzato sulla tecnica e proprio per questo diventa spesso povero di contenuti. Il terzo sarebbe quello conscious, dove si cerca di ben bilanciare tecnica e contenuto, con una certa attenzione anche alla ricerca musicale. Ovviamente avrete capito che è il terzo filone quello che più apprezzo.

dopo questa breve e anche alquanto infelice descrizione, ma non potevo fare di meglio in poche righe, succede che le uscite interessanti sono davvero poche. Che ormai se riesco ad apprezzare veramente due, tre dischi all'anno è davvero tanto. A volte penso sia proprio l'approccio al rap che lo rende un genere prettamente adolescenziale. Un testo rap è lungo il triplo di una canzone convenzionale e non può essere vago più di tanto, c'è spazio per le metafore, le similitudini, ma alla fine dei conti devi dire qualcosa per tre strofe. Quest'approccio così diretto, spesso scade in un piatto soliloquio o in uno sfogo di frustrazioni.

disprezzai molto Neffa quando decise di abbandonare il rap, ora invece lo capisco. Non ho ancora abbandonato del tutto il genere, ma è ormai passato dall'80% al 20, magari 30% dei miei ascolti. Come diceva Common, I used to love h.e.r



mercoledì 12 agosto 2009

fino a che punto...



perché loro ci tengono alle tradizioni e scacceranno via il nemico invasore! LIBERTA'!

secondo me è tutto un problema di invidia del pene.

lunedì 10 agosto 2009

dacci oggi il nostro pane quotidiano (riparametrato)

Herr Berlusconi ci tiene al sud, ed è così premuroso che adesso sarà in prima linea per mettere le cose a posto. Ancora una volta, perché se non si muove lui qua non si fa niente eh... cioè questo deve venire giù da Arcore per dirvi che si deve usare la vasellina? E no, cara classe dirigente del Sud, non volete proprio imparare!
"Quanto alle gabbie salariali tutti condividono l'esigenza di rapportare retribuzione e costo della vita al territorio. Legare i salari ai diversi livelli del costo della vita fra Sud e Nord risponde a criteri di razionalità economica e di giustizia"
ok, ci siamo. Ho scelto perfettamente il momento della mia partenza, perché a settembre sarà l'inizio della fine. Dietro tanta demagogia, c'è, come al solito, l'ennesima truffa. E' vero, al Sud il costo della vita è inferiore: a parità di stipendio, al Sud si vive più comodamente rispetto al Nord. Ma non dimentichiamo che la disoccupazione è altissima e quel surplus va a creare consumo, dando un equilibrio seppur minimo, che altrimenti non sarebbe nemmeno immaginabile. Se le gabbie salariali verranno attuate ci sarà un ulteriore calo del consumo, mettendo letteralmente in ginocchio un'economia già boccheggiante. Prevedo tempi durissimi.

domenica 9 agosto 2009

if you're so pro life lock arms and block cemeteries



sono riuscito a trovare questo stupendo sketch di Bill Hicks sottotitolato, è un po' un riassunto di alcune delle sue migliori gag. In particolare volevo soffermarmi sul discorso aborto. Perché nel 2009 siamo ancora costretti a parlare di aborto? Chissà come nel nostro, anzi, tra poco dovrei dire vostro, paese abbiamo un qualcosa che ci può far considerare ancora uno Stato laico, dovremmo tornare indietro? Ho capito il disegno della Chiesa: la guerra si vince di battaglia in battaglia. Oggi l'aborto, domani il divorzio e poi ci riprendiamo 'sto cazzo di Stato Pontificio una volta per tutte!

non bastava la pagliacciata di Giuliano Ferrara di qualche anno fa (poi un giorno mi spiegheranno come hanno fatto alcuni politici socialisti e comunisti a riciclarsi liberali o peggio conservatori... del tipo "-ehi è caduta l'Unione Sovietica! -...che cosa? Cazzo lo sapevo! ve l'avevo detto che stavamo dal lato sbagliato! Ah ma ora me ne vado da 'sto partito di merda così imparate a non starmi a sentire quando parlo!"), adesso la polemica riesplode. Ma, aspettate un attimo, perché la polemica è riesplosa?

perché adesso si può abortire con una pillola! adesso il peccato si diffonderà sempre di più perché basterà una pillola per tornare indietro! Nessuno farà più bambini! I bambini, perché nessuno pensa ai bambini! Oddio che scemo, io pensavo che le nascite fossero diminuite perché non ci sono abbastanza soldi per crescere un figlio... non avevo capito i danni che poteva causare la pillola del Demonio. Ma sì, li vedo questi ricercatori con le loro facce cattive mentre creano la pillola "ihihi... bambini morti... adoro il profumo dei bambini morti!". Fortunatamente c'è qualcuno che, nonostante si sia venduto l'anima
, riesce a mantenere un po' di buonsenso.

ma poi non capisco l'altezzosità con la quale si pongono, tornando appunto a Bill Hicks, i cosiddetti "pro life". Cioè tu sei a favore della vita, quindi io sono contro, sarei un assassino? Perché penso che uccidere una cazzo di cellula senza cuore, cervello e sentimenti non faccia male a nessuno? La Chiesa scomunicherà chi prescriverà e chi assumerà la pillola. Questo è quello che avverrà all'ingresso di ogni parrocchia: -Pillola? -No. -Entra. Pillola? -Sì. -Sicurezza! Abbiamo un assassino qui!

venerdì 7 agosto 2009

edinburgh takeover

a dire il vero, da buon napoletano, anzi torrese, aprire un blog su me che vado ad Edimburgo, ancor prima della partenza, mi sembrava azzardato (leggi: porta jella). Ma la noia di questi giorni di agosto, quando tutti vanno via per le ferie e io resto qui, mi ha fatto crescere la voglia di buttare giù due righe. Da qui la scelta paracula di scrivere piuttosto che un blog su me che vado ad Edimburgo, un blog su me che navigo senza meta. Così ci passo anche per figo.

anyways, la scelta di partire mi è stata piuttosto naturale, per quanto ad alcuni sembrerebbe azzardata. Ho studiato inglese, ma non sono mai stato in quella terra che per cultura e lingua tanto ammiro, soprattutto per via di un discorso economico. Certo, potevo andarci per un week end, una settimana, ma per uno come me non avrebbe significato molto. Anche perché in una settimana non perfezioni la lingua e non respiri a pieni polmoni la cultura del posto. Ad ogni modo, non è stata una scelta così temeraria, o, almeno, non è partita come tale.

mentre ero a Bologna, nei momenti peggiori di angoscia da emigrante, pensavo "beh, sono venuto qui per non allontanarmi troppo, ma comunque sono lontano, tanto valeva allungare il passo ed andare all'estero". E già qui potrei chiudere il post. Andare all'estero, poi, avrebbe aggiunto quello spirito di realizzazione personale che avrebbe compensato eventuali attacchi di nostalgia. Ma, nonostante la mia duplice esperienza di emigrante, non avevo ancora il coraggio di fare la valigia da solo e partire, cercavo un appoggio anche minimo.

un giorno mi connetto a messenger e noto che uno dei miei contatti ha scritto "Glasgow" nel nick, era a lì a fare l'Erasmus fino a fine giugno. Un flash mi illumina: ho il contratto in scadenza a fine marzo (lavoravo alla Vodafone al 190) avevo messo abbastanza soldi da parte e avevo un appoggio. Inizio a informarmi sulla destinazione, chiedo un po' in giro. La mia preferenza era la Scozia per fascino, ma anche perché non volevo perdermi nel caos londinese. Però Glasgow mi tornava scomoda per migliorare l'inglese, dato che lì lo si parla con un forte accento. Inizia ad affacciarsi quindi Edimburgo, in realtà era sempre stata lì. Chiedo ovunque un paragone e l'opinione è quasi unanime. Ok, fanculo Glasgow, sticazzi l'appoggio, parto per Edimburgo.

ma una decisione del genere non la si prende così facilmente, occorre almeno un rito di passaggio, dovevo superare la conradiana linea d'ombra. Ad aprile torno a giù, rivedo i miei cari, rivedo i miei amici. Rapito dalla nostalgia, rincoglionito dai sentimenti, decido di non partire e di voler restare nel mio accogliente luminoso e radioso paese. Non ero in me, la paura, l'indecisione, la paura, la paura e l'indecisione, mi avevano offuscato.

a maggio torno a Bologna, dovevo ancora prendermi la patente (ebbene sì). Mentre sono lì l'agenzia interinale mi chiama: per una misura di sostegno al reddito, mi viene offerto di frequentare 5 giorni di corso su Office, con una retribuzione di 1000 euro. Altri soldi da poter investire. La mia mente inizia a vacillare, ma vaga ancora in uno stato caotico, non riuscendo a gestire la situazione. Per altre complicazioni, dovute anche ad un mio agire frutto della mia apprensione e confusione, viene a mancare l'ancora che mi teneva appigliatao al mio caratteristico e rinomato paese. Sbalordito, scosso, ancora più confuso, torno giù. Constatata la mancanza di legami, di resistenze, di appigli, recuperata per i cocci l'autostima e la forza, uscendone rinfrancato e libero, riprendo il progetto. Parto. It's now or never.

la cosa che più mi stupisce è la faccia che mi si fa quando dico che parto. Mi trovo davanti a un'espressione sconcertata e compassionevole. Nei giovani magari si nota un minimo di ammirazione, ma davvero un minimo, ma più si va avanti con l'età più aumenta lo sconcerto e la faccia da "poraccio lui" o peggio "ma questo è pazzo". Poi sarà che Edimburgo suona così esotica dal nome, magari dire Londra spaventerebbe di meno. Mi si chiede, con faccia ancor più preoccupata, "ma parti da solo? non hai nessuno?" e a questa mi incazzo. E' vero, ero il primo ad aver paura di partire da solo, ma è anche vero che non possiamo condizionare le nostre scelte in base agli altri. Non possiamo vivere di se e di ma, non potrei mai accettare di non aver realizzato un mio sogno "perché non avevo l'appoggio", è un discorso stupido. Il bello è che anche i ragazzi della mia età mi fanno questa domanda, e allora mi viene da pensare ai ragazzi canadesi, australiani, anche scozzesi e inglesi, che spesso ho visto girare con lo zainettone per Pompei o Sorrento. Alla fine, se dovessi partire per Milano, mi troverei di fronte alle stesse difficoltà. Spiego le mie ragioni, i miei studi, il mio odio verso il mio amorevole e amabile paese e Stato per estensione, solo lì l'espressione inizia ad aprirsi alla comprensione. Ma poi sopraggiunge uno sguardo distante del tipo "bah, contento tu".

riprendendo il post di un cavese a Dublino, non mi sento un eroe, non voglio farmi grande della mia impresa. Forse mi sento più vicino a un reietto, un apolide. Se devo dirlo chiaramente, nella mia scala dei valori, gli affetti sono al primo posto, per questo il mio ripensamento non era del tutto inaspettato. E' vero, il nostro paese non riversa in condizioni felici, ma non è solo per questo che vado via. Io sarei anche restato a lottare. Ma il destino ha voluto questo per me e io lo seguo senza rimpianti. Anzi, entusiasta: check my resumé! Potevo vivere un'anonima vita da torrese e invece, anche non essendone il tipo, almeno in partenza, fino ad ora ho vissuto nel vero senso della parola.

Gil Scott-Heron diceva "home is where the hatred is, home is filled with pain, and it might not be such a bad idea if I never, never went home again".




giovedì 6 agosto 2009

dalla strategia del terrore alla mignottocrazia.

il 2 agosto è stata ricordata la strage di Bologna. Una delle tante stragi avvenute tra i '60 e i '70. Ci sono due correnti di pensiero principali per individuare chi c'era dietro le stragi. Si pensa a rappresaglie, ultimatum, avvertimenti da parte dei due blocchi della Guerra Fredda verso alcuni atteggiamenti italiani, oppure ad una Strategia del Terrore attuata dalla DC per mantenere saldo il controllo.

qualche tempo fa, appena uscite le prime indiscrezioni sulle intercettazioni tra la Carfagna e Berlusconi, nella quale si dice venivano citati alcuni incontri ravvicinati del terzo tipo tra la Ministra e il Fueh.. Duc... Presidente, me ne ritrovai a parlare con alcune persone a me vicine, persone che non guardano spessissimo il Telegiornale e che non leggono giornali. Non sapevano dell'accaduto e rimasero sorpresi, non mi credevano, mi dissero: "ma come, proprio lei, con quella faccia?". Una ex soubrette, showgirl, calendarista, con tutto l'immaginario di favori sessuali a destra e a manca che comporta il ruolo, si redime nel momento in cui indossa un vestito elegante, si rifa l'acconciatura ed ha due occhi fissi sbarrati da psicofarmaci.

sembreranno due fatti completamente diversi, assolutamente non correlati, ma la mia riflessione è questa: ci troviamo di fronte a due atteggiamenti completamente diversi per creare consenso. Forse se la DC avesse capito prima che siamo semplicemente un popolo arretrato, bigotto, fesso, provinciale, maschilista, "ipocrattolico", tanta gente innocente non sarebbe morta. Meno morti, più pompini. Grazie Berlusconi.

first things first

non è la prima volta che pubblico un blog, siamo ormai al quarto tentativo, a tre, forse quattro, anni dall'ultimo, tra l'altro l'unico di cui possa considerarmi abbastanza fiero, o almeno non me ne vergogno troppo. Aveva degli spunti intelligenti, ma era sempre vittima della mia fase post-adolescenziale. Adesso che è finita (ne ho 26, anche se c'è chi se la porta avanti fino ai 40), mi sono detto: perché non riprovarci? Facciamo un bel blog "serio", per quanto l'aggettivo possa significare tutto e niente.

vi racconto brevemente di me, così capirete anche il motivo del titolo (purtroppo ho notato di non poter apporvi il ™, non che non me lo aspettassi...).

nasco a Torre Annunziata (NA), nel 2007 mi laureo in Lingue e Culture Comparate all'Università degli Studi di Napoli "L'Orientale", laurea triennale, lingue di riferimento: inglese e giapponese. Per vari motivi non mi è stato possibile completare gli studi. L'estate del 2007 vinco una borsa di studio per un progetto della Regione Campania che prevedeva 4 mesi di stage in un paese dell'Unione Europea e 2 in Campania. Così da Novembre a Marzo mi trasferisco nientepopòdimenoche a Sofia. Scherzi a parte, periodo bellissimo, porterò per sempre la Bulgaria e i bulgari (soprattutto le bulgare, I gotta admit) nel cuore. Torno nel mio mai fin troppo amato paese per poi continuare il progetto con due mesi di stage a Salerno. A settembre 2008 riparto per Bologna, nella quale resterò fino a marzo 2009. Torno di nuovo nel mio ridente, soleggiato e delizioso paesino col progetto, prima accantonato, poi ripreso in maniera definitiva, di partire di nuovo, per Edimburgo. Ed eccoci dove siamo ora, con partenza fissata al 1 settembre.


il titolo, per i non anglofoni in cerca di spazio per vagare, quindi, è per marcare il senso di precarietà, di mancanza di una sistemazione fissa che mi condiziona da qualche anno ormai. Un senso non sempre negativo. Tratterò riflessioni, osservazioni, consigli ed altro su svariati campi, dalla vita di tutti i giorni alla politica, l'attualità, la musica.

buona lettura!