sabato 9 gennaio 2010

go with the flow

mi scuso un po' con tutti i lettori affezionati, ammesso ce ne siano, ma fa così fico sentirsi importanti quando si tiene un blog (alla fine i blogger sono tutti aspiranti giornalisti o aspiranti scrittori e solo nella minoranza dei casi sono veri scrittori e veri giornalisti, scrivere qui sopra è un qualcosa che viene mascherato dall'esigenza, ma resta un voler vivere un sogno in miniatura), per la mia assenza, ma la mia nuova vita deve ancora assestarsi e mi sta lasciando poco tempo libero, e quando ne ho lo preferisco dedicare ad attività più salutari come dormire, bere, divertirsi e s... ognare.

scusandomi subito per il gioco di parole di bassa lega, continuo a sentirmi scrittore e giornalista prendendo come spunto per questo post scritto in modo molto libero, come si può notare dal titolo e dalla lunghezza delle frasi incidentali, ne sto scrivendo una proprio ora, e un'altra ancora adesso, da un commento di un mio lettore, che in uno dei miei post ha commentato scrivendo che i miei post rappresentano il "vero spirito della Scozia" ed anche ad un altro commento di un altro lettore che mi ha invitato a fregarmene di Berlusconi perché adesso vivo in Scozia.

ora, precisando che non voglio essere polemico, voglio solo fare chiarezza sul mio punto di vista a riguardo, che poi è un po' la linea di tutto il blog.

al momento sono appena tornato dalle vacanze che ho trascorso in Italia, collezionando ritardi nella commutazione andata/ritorno per un complessivo di circa 4 ore e sto dando del mio meglio per non scrivere il classico post di quello che se n'è andato all'estero e nota quanto faccia schifo il suo paese, ammettendo però che nei momenti di rabbia la mia bestemmia preferita è stata "m****ia, ma questo è il terzo mondo".

ad ogni modo, torniamo a bomba (come di quelle che ho sentito a Capodanno, perché a Napoli il Capodanno non è fuochi d'artificio, ma è ricreare l'atmosfera di Baghdad o Kabul facendo esplodere ordigni che fanno tremare i vetri e gelare i polsi), se volete una persona che voglia vivere "lo spirito della Scozia" o rinnegare il proprio essere italiano, davvero, bussate a un'altra porta.

la definizione di spirito scozzese per me è vestirsi a mezze maniche quando c'è -10 e fingere indifferenza anche se hai le stalattiti sui capaezzoli, camminare barcollando sui tacchi mezze ubriache, ma anche barcollare da lucide per l'incapacità di portarli, capire che le vere birre sono le ale e che una volta che impari ad apprezzarle, le varie Heineken e Carlsberg sanno di Coca-Cola (aggiungo anche la Guinness alla lista delle vere birre, ma non è certamente qualcosa di scozzese), mangiare l'Haggis e fare colazione col Pudding. Le mie abitudini non sono cambiate, almeno non radicalmente. Bevo le ale, sì, ma compro i tortellini, mangio la pasta e faccio colazione coi cereali, come facevo in Italia.

questo per spiegare che, a meno che non si faccia la scelta eremitica di andare a vivere in un villaggio delle Shetland, se vai a vivere in città, ti rendi conto che il mondo è davvero Paese. Le differenze ci sono, ma non sono così abissali di quanto si possa credere. Ad ogni modo, queste piccole differenze ci caratterizzano così tanto, da renderci diversi e definibili a seconda del posto da cui veniamo. Per quanto ci si possa sforzare, un italiano resta sempre un italiano, non si può cancellare il modo in cui si è cresciuti solo perché si vuole vivere lo "spirito" di un'altra Nazione. E di certo questo spirito non lo si può trovare in città. Forse è identificabile in quella piccola serie di modi e di azioni che da straniero cresciuto in un'altro Paese non si riuscirà mai a capire e ad assimilare fino in fondo, al massimo si potrà osservarle esprimendo un giudizio di apprezzamento o disprezzo.

il mio venire qui non è stato uno scegliere alla cieca, come non è stato un inseguire un sogno. I sogni sono dentro di noi, non vanno identificati in una Nazione industrializzata con le sue contraddizioni come le altre. Avevo bisogno di mettermi alla prova dopo un periodo molto difficile e volevo liberarmi del mio rimpianto di non aver mai passato un periodo in UK nonostante avessi studiato l'inglese per tanti anni. Venendo qui i miei piani però sono stati cambiati dalle opportunità e dalle coincidenze, ma non mi sono fermato, ho scelto di seguire la corrente, go with the flow, perché nulla può essere assoluto e si deve essere sempre pronti a mettersi in discussione, soprattutto di questi tempi. L'importante è non forzare sé stessi, e fare tutto il possibile per stare bene. Io sto bene.

non conosco lo spirito della Scozia, non rinnego il mio essere italiano. Non penso che tutto qui sia perfetto, come non penso che in Italia ci sia sempre il sole e tutti siano felici (in 7 giorni a Napoli ho visto il sole per uno, l'inverno è sempre stato così, il fatto che io stia all'estero non l'ha cambiato magicamente). Sapevo di non stare bene dove vivevo, ho vagato cercando una mia collocazione, e il destino ha voluto che qui ad Edimburgo mi sia sentito più a casa che altrove. Saranno state le coincidenze, o questa città ha davvero qualcosa di magico, ci bado poco, vivo questo momento finché dura, dovesse finire, si fanno le valigie e si riparte.

un saluto a tutti i blog linkati nel mio blogroll, vi sto seguendo molto saltuariamente, ma vi seguo ancora, mi scuso per la poca partecipazione.



sabato 5 dicembre 2009

FAQ Berlusconi

domani, anche a Edimbra si svolgerà il No Berlusconi Day. Per chi non reputa utile parteciparvi, ho preparato un semplice FAQ.

1. Ma Berlusconi non è il problema più grande dell'Italia, ci sono problemi più seri!
se abbiamo dei problemi il primo a risolverli deve essere il capo dell'esecutivo. E se come capo dell'esecutivo abbiamo un disonesto affiliato al cancro del nostro Paese, che come priorità ha quella di far passare leggi che possano scagionarlo dai vari processi, invece di pensare ai problemi più seri, non mi sembra si possa andare molto lontano.

2. Ma Berlusconi è innocente! Sono i giudici comunisti a perseguitarlo!
bene, è innocente? si faccia processare. Perché tanta foga e tanta avidità nel crearsi leggi per pararsi il culo? Perché è tanto innocente da avere paura?

3. Berlusconi non è il solo corrotto! tutti i politici lo sono!
ok, bene. Mandiamoli via tutti. Mi sembra corretto iniziare dal peggiore.

4. Non serve a nulla protestare!
certo, il lassismo ci salverà. Il lassismo è cosa buona e giusta.

venerdì 27 novembre 2009

the first time

dopo tanto vagare, posso dire di aver toccato la felicità. Di averla assaporata, stretta, impugnata, posseduta. Alla fine ce l'ho fatta. Ho sentito che tutto era perfetto, che non mancava nulla.

ma, secondo una scuola di pensiero che io seguo, le prime volte non sono mai le migliori. Quando provi qualcosa per la prima volta tutto ti travolge, è confuso. Non ne capisci bene il senso, non assapori a pieno il tutto. Meglio le seconde, perché se si è già pronti, si sa già come prepararsi e come disporsi affinché tutto venga apprezzato al meglio: l'esperienza è davvero completa.

e infatti, dopo l'ebbrezza iniziale, sovviene il mio passato inesorabile a guastare il tutto. La paura. Perché quando si conquista qualcosa, subito dopo si ha paura di perderlo. E per me più la fatica per averlo è stata grande, più la paura di perderlo e dover rifare tutto da capo è disarmante. La paura distorce tutto: un piccolo malinteso diventa una delusione, un piccolo diverbio diventa una discussione. La paura, e di questo sono un grande esperto, può spingerci all'autodistruzione.

ma quando le ombre del mio passato si diradano, almeno sento che il mio presente è più forte, più sicuro, più... presente. Invece di aver paura che tutto vada via, devo accettare l'eventualità che ciò accada, ma almeno ora so che la felicità esiste e che anche io posso conquistarla. Sembra un concetto banalissimo, eppure io quattro mesi fa l'avevo dimenticato.

non devo cancellare il mio passato, devo tenerlo bene a mente, ricordarne il male come il bene. Non dovrò mai dimenticare questa mia piccola impresa.

giovedì 5 novembre 2009

il sole di Edimburgo

in molti, soprattutto gli italiani che vivono qui, mi dicono che Edimburgo è una città grigia e che il sole italiano farei bene a dimenticarlo. La risposta ovvia in questo caso è: non sono mica venuto qui per le spiagge e le palme. Ma, c'è dell'altro.

sono qui da settembre e, posso affermare tranquilllamente che il sole c'è stato per la grande maggioranza delle giornate. Addirittura giornate bellissime con cieli azzurri, da stravaccarsi in uno dei tanti bellissimi parchi di questa città.

la cosa più affascinante è che qui il sole puoi aspettartelo sempre, anche dopo una giornata intera di pioggia. Le metafore con la vita si sprecano. Oggi ho visto uno dei tramonti più belli di sempre dal mio ufficio: nuvole grigie in cielo, ma all'orizzonte un cielo sereno chiudeva con un colore giallastro, arancione quasi.

e io, che apprezzo sempre le cose speciali, e snobbo quelle scontate, amo questo sole più di quello di Napoli. Discreto, mai invadente, distaccato, ma presente quando più ne hai bisogno. Il sole qui è così. E' come quando cerchi qualcosa disperatamente e non riesci a ottenerlo, ma, se ti rilassi e dai tempo al tempo, lui non tarderà a mostrarsi e a sorriderti.

affannarsi al risultato, ti distrae dai dettagli, dai particolari. Ma la bellezza è proprio lì che risiede. Chi è troppo avido, non riuscirà mai a godere della vera bellezza.

sabato 24 ottobre 2009

to start over

beh arrivati a questo punto, posso già fare un bilancio. E posso dire che venire qui ha dato i migliori risultati.

sono riuscito a lasciarmi alle spalle tutte le ombre del passato, a dimenticare tutti gli errori. Ho dato una bella ripulita al mio closet ed ora lo sto riempiendo di cose nuove e giuste, mettendole bene in ordine.

ho capito che la mia città natale era la fonte quasi principale dei miei problemi e ho deciso di non tornarci mai più, se non per una visita ai pochi veri vecchi amici e alla mia famiglia. Ho capito che i miei errori non erano dovuti solo a me stesso, ma anche all'essermi circondato di persone sbagliate, che hanno fatto in modo che il mio lato peggiore venisse fuori.

non mi manca il sole, stamattina sono uscito a correre e anche se la giornata era uggiosa, la visione di Holyrood Park con Arthur's Seat mi ha riempito il cuore. Quando ne sento la mancanza, sono a due passi dal mare.

finalmente mi sento nel posto giusto. Ed è il momento giusto. E' una sensazione nuova e ho deciso di godermela, respirandola a pieni polmoni.

domenica 18 ottobre 2009

words are very unnecessary

ho sempre amato la canzone, ma fino a poco tempo fa non ne condividevo il senso. Ho sempre rifiutato l'idea di non poter controllare il proprio destino, di non poter modellare gli eventi che ci riguardano a nostro piacimento. Pensavo che le parole avessero questo potere e mi ci affidavo completamente.

ma le parole non hanno alcun potere e, alla fine dei conti, le azioni sono le uniche cose che davvero parlano per noi. Si potrebbe dire, ma parlare è comunque agire. Ma il parlare è un'azione troppo diretta, se vogliamo qualcosa, non dobbiamo pensare solo al nostro obiettivo, piuttosto dobbiamo pensare a come creare le migliori condizioni affinché quell'obiettivo si realizzi. Più lo vuoi, più lo perdi. Altro concetto che mi sono sempre rifiutato di accettare.

le parole sono il frutto di quello che abbiamo nella nostra testa e nel nostro cuore, ma non tutti sono pronti ad accettarle. Verranno comprese solo da chi è pronto a capirle, da chi si trova in una situazione simile alla nostra. Ma nemmeno il discorso più impegnato e toccante riuscirà a cambiare l'idea di chi la pensa diversamente. Magari può spingere a riflettere, ma lì spunta l'orgoglio, stupido e inappropriato, di chi sa di aver sbagliato, ma non ha il coraggio di ammetterlo e la volontà di cambiare.

le parole sono un ottimo contorno, dette al momento giusto hanno effetti considerevoli, ma mai determinanti. Sono una giusta conclusione, il tocco finale, un qualcosa che sancisce i nostri sforzi. Ma non possono sobbarcarsi tutto il lavoro, semplicemente non ne hanno il potere. Anzi, se usate male, they can only do harm.

giovedì 1 ottobre 2009

small town boy

come avrò già detto in precedenza, la mia città natale è Torre Annunziata, nella dirtiest provincia napoletana. Una città non piccolissima, saremo sui 50.000 abitanti (15 anni fa erano 75.000, si dice che in passato fu toccata anche una punta di 100.000), ma sempre, purtroppo, una città di provincia. Non mi ci sono mai sentito a casa in quel posto, inutile stare qui a dire quanto mi senta sollevato ad averlo lasciato.

essendo un paese di provincia, le persone hanno una mentalità chiusa. Mia madre non ha mai accettato veramente la mia partenza, lei ancora spera che io me ne penta e torni. Del tipo "eh vabbe' adesso s'è fissato, lasciamolo fare". Mio fratello, cinque anni più grande di me, non ha mai capito perché io abbia voluto lasciare proprio l'Italia, avrei potuto emigrare, di nuovo, al nord. Mia sorella, la maggiore, più grande di 7, dice di appoggiarmi ma la sua non convinzione è chiara anche dalla videochiamata di Skype.

eppure ho studiato lingue, sapevano della mia passione per l'inglese, erano lì quando vedevo i film in lingua originale. Era ovvio che prima o poi ci avrei provato.

oggi mi videochiamano mio cugino e mia cugina. Mi chiedono come va e del lavoro. Quando ho detto che avrei lavorato in un call center ho visto lo sgomento sulle loro facce, anche mia sorella fece un'espressione simile. Insomma per loro io dovevo venire qua e in un mese trovare una scrivania da direttore. Per loro io sto vivendo il mito dell'emigrante, che va all'estero e torna ricco.

è spaventoso quanto siano lontani dalla realtà e non lo dico con presunzione. Ognuno vive nel proprio mondo e la vita di provincia ti costringe a viverne in uno davvero piccolo e ristretto. Al mio paese trovi la ragazza a 20 anni, hai la macchina, non necessariamente un lavoro perché tanto paga papà e a 25 anni già sei vecchio e pensi al matrimonio. E questo vale per tutti, anche i cosiddetti "alternativi" che si credono fuori dagli schemi, ma anche loro vittime del sistema.

mio padre non poteva pagarmi la macchina e io non sono riuscito a trovarmi una ragazza a 20 anni, non ho mai avuto successo per via della mia diversità. Ero troppo riservato. Io preferirei dire che non sono così ipocrita da fingermi il tuo migliore amico quando ti conosco a malapena.

e per un periodo, un lungo periodo, sono arrivato a sentirmi disadattato, sbagliato, inconsciamente anch'io volevo rientrare in quello schema, perché era la dimensione di stabilità più a portata di mano. E anche perché se non ne facevi parte, ti sentivi emarginato, tagliato fuori. Ma io non sono fatto per quello schema e infatti adesso che ne sono completamente fuori, mi sento libero. Per uscirne serve coraggio, un mio amico lo sa bene, è come prendere la pillola rossa e uscire da Matrix.

la cosa più spaventosa è che la provincia ti "entra dentro", non basta scapparne per liberarsene. Conosco persone emigrate al nord, che ancora parlano del mio paese, dove per un periodo si è spacciata cocaina liberamente per strada ed è tuttora la piazza principale dello spaccio in Campania, come se fosse il posto migliore del mondo. La realtà è che quello che sai, quello che hai sempre saputo, ti dà sicurezza, se in te non esiste lo stimolo a imparare, a capire, ad assaporare cose nuove, allora conviene non muoversi e restare fermi, vivere da parassiti, perché non hai la capacità di eliminare le vecchie sicurezze per crearne di nuove e migliori.

il luogo comune vuole che le persone di provincia siano più allegre e spensierate. La mia risposta? Beata ignoranza.