lunedì 21 settembre 2009

roots

diciamo che sono a metà percorso, che per un po' posso tirare fiato, anche se la corsa è ancora lunga.

mi sono sistemato nella mia stanza, vivo con un neozelandese in un appartamento a piano terra, con un bel giardino con barbecue e un living room con mega schermo lcd e playstation 3. Il mio flatmate è ok, si parla bene anche se fatico a capirlo quando parla e spesso, quasi sempre, mi deve ripetere le frasi due volte. Cazzo, i neozelandesi riescono a parlare peggio degli scozzesi, anzi, sinceramente, a pensarci mi sa che vanno di pareggio.

in questi giorni ho avuto sensazioni contrastanti, gioie piene e sconforti totali. Spesso mi sono anche chiesto se avevo fatto la cosa giusta. Ma quando ho visto che le cose si stavano sistemando, anche grazie all'aiuto di qualcuno, ho capito che si può fare tutto se lo si vuole.

dopo i disordini iniziali, adesso che inizia la mia ordinarietà, capisco sempre meglio le mie motivazioni. Io non sono qui per una ribellione verso il mio Paese, anche se sapere che le cose non stiano andando bene mi conforta, non giudico dall'alto i miei connazionali, ognuno ha le sue motivazioni per restare nel posto dove vive. Queste motivazioni non hanno nulla a che vedere con la politica o l'economia, ognuno vive dove ha le sue radici. Nella maggior parte dei casi, queste radici sono le persone a noi più vicine: la famiglia, gli amici, la propria donna...

ed è per questo che io non vivevo bene, non perché il mio Primo Ministro è un deficiente, non perché la nostra economia sta andando a rotoli, non perché siamo la barzelletta d'Europa, ma perché non avevo più delle radici. E' vero, ho ancora la mia famiglia, ma ormai ho tagliato il cordone ombelicale da tempo e non è una ragione abbastanza forte per trattenermi.

anche se questa città è magica e davveri pochi posti riescono ad emozionarmi ogni volta come questo, so bene di non trovarmi nella Terra Promessa. Ci saranno meno problemi rispetto all'Italia, ma the world is a messed up place e l'unico paradiso possibile possiamo costruircelo solo noi. Se sono venuto qui è perché dovevo ricostruire una personalità che avevo perso, ritrovare delle motivazioni, sicurezza in me stesso. Dovevo mettermi alla prova. Ed ogni volta che ricevo complimenti per il mio inglese, che riesco a capire senza problemi un nativo, come al mio primo colloquio di lavoro, sento crescere dentro di me un orgoglio che avevo perso.

in nemmeno un mese ho già più ragioni per restare, che per tornare. Io sto bene qui e sento che questo è il posto dove devo essere ora. E penso che ci resterò a lungo, molto a lungo. Anche se... mai dire mai.

7 commenti:

  1. Quindi sei in fase colloqui di lavoro, da come ho capito. Buona fortuna allora.

    E mi trovi d'accordo con quello che hai scritto sulle radici. Io sono a Londra da 5 giorni, ma già mi sento di casa.

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  2. grazie mille Joan! in bocca al lupo anche a te!

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  3. bel post davvero, mi piacciono le riflessioni sulle radici, penso che tu sia partito decisamente col piede giusto:) ora hai un tetto, in bocca al lupo per il prox obiettivo (un lavoro) e tienici aggiornati!

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  4. grazie mille andima, adesso è anche arrivato internet a casa, quindi tornerò a leggerti e leggervi :)

    ti accetto al volo Joan!

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  5. Bravo Michael, ma non preferirai mica la tua nuova casa al fatto di dormire con me, vero?

    Chi altro oltre a me di mattina appena sveglio ti fa sentire "I gotta a feeling, tonight gonna be a good night..."???

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  6. no caro, quello che c'è tra noi è unico e speciale! hahahaha

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