sabato 24 ottobre 2009

to start over

beh arrivati a questo punto, posso già fare un bilancio. E posso dire che venire qui ha dato i migliori risultati.

sono riuscito a lasciarmi alle spalle tutte le ombre del passato, a dimenticare tutti gli errori. Ho dato una bella ripulita al mio closet ed ora lo sto riempiendo di cose nuove e giuste, mettendole bene in ordine.

ho capito che la mia città natale era la fonte quasi principale dei miei problemi e ho deciso di non tornarci mai più, se non per una visita ai pochi veri vecchi amici e alla mia famiglia. Ho capito che i miei errori non erano dovuti solo a me stesso, ma anche all'essermi circondato di persone sbagliate, che hanno fatto in modo che il mio lato peggiore venisse fuori.

non mi manca il sole, stamattina sono uscito a correre e anche se la giornata era uggiosa, la visione di Holyrood Park con Arthur's Seat mi ha riempito il cuore. Quando ne sento la mancanza, sono a due passi dal mare.

finalmente mi sento nel posto giusto. Ed è il momento giusto. E' una sensazione nuova e ho deciso di godermela, respirandola a pieni polmoni.

domenica 18 ottobre 2009

words are very unnecessary

ho sempre amato la canzone, ma fino a poco tempo fa non ne condividevo il senso. Ho sempre rifiutato l'idea di non poter controllare il proprio destino, di non poter modellare gli eventi che ci riguardano a nostro piacimento. Pensavo che le parole avessero questo potere e mi ci affidavo completamente.

ma le parole non hanno alcun potere e, alla fine dei conti, le azioni sono le uniche cose che davvero parlano per noi. Si potrebbe dire, ma parlare è comunque agire. Ma il parlare è un'azione troppo diretta, se vogliamo qualcosa, non dobbiamo pensare solo al nostro obiettivo, piuttosto dobbiamo pensare a come creare le migliori condizioni affinché quell'obiettivo si realizzi. Più lo vuoi, più lo perdi. Altro concetto che mi sono sempre rifiutato di accettare.

le parole sono il frutto di quello che abbiamo nella nostra testa e nel nostro cuore, ma non tutti sono pronti ad accettarle. Verranno comprese solo da chi è pronto a capirle, da chi si trova in una situazione simile alla nostra. Ma nemmeno il discorso più impegnato e toccante riuscirà a cambiare l'idea di chi la pensa diversamente. Magari può spingere a riflettere, ma lì spunta l'orgoglio, stupido e inappropriato, di chi sa di aver sbagliato, ma non ha il coraggio di ammetterlo e la volontà di cambiare.

le parole sono un ottimo contorno, dette al momento giusto hanno effetti considerevoli, ma mai determinanti. Sono una giusta conclusione, il tocco finale, un qualcosa che sancisce i nostri sforzi. Ma non possono sobbarcarsi tutto il lavoro, semplicemente non ne hanno il potere. Anzi, se usate male, they can only do harm.

giovedì 1 ottobre 2009

small town boy

come avrò già detto in precedenza, la mia città natale è Torre Annunziata, nella dirtiest provincia napoletana. Una città non piccolissima, saremo sui 50.000 abitanti (15 anni fa erano 75.000, si dice che in passato fu toccata anche una punta di 100.000), ma sempre, purtroppo, una città di provincia. Non mi ci sono mai sentito a casa in quel posto, inutile stare qui a dire quanto mi senta sollevato ad averlo lasciato.

essendo un paese di provincia, le persone hanno una mentalità chiusa. Mia madre non ha mai accettato veramente la mia partenza, lei ancora spera che io me ne penta e torni. Del tipo "eh vabbe' adesso s'è fissato, lasciamolo fare". Mio fratello, cinque anni più grande di me, non ha mai capito perché io abbia voluto lasciare proprio l'Italia, avrei potuto emigrare, di nuovo, al nord. Mia sorella, la maggiore, più grande di 7, dice di appoggiarmi ma la sua non convinzione è chiara anche dalla videochiamata di Skype.

eppure ho studiato lingue, sapevano della mia passione per l'inglese, erano lì quando vedevo i film in lingua originale. Era ovvio che prima o poi ci avrei provato.

oggi mi videochiamano mio cugino e mia cugina. Mi chiedono come va e del lavoro. Quando ho detto che avrei lavorato in un call center ho visto lo sgomento sulle loro facce, anche mia sorella fece un'espressione simile. Insomma per loro io dovevo venire qua e in un mese trovare una scrivania da direttore. Per loro io sto vivendo il mito dell'emigrante, che va all'estero e torna ricco.

è spaventoso quanto siano lontani dalla realtà e non lo dico con presunzione. Ognuno vive nel proprio mondo e la vita di provincia ti costringe a viverne in uno davvero piccolo e ristretto. Al mio paese trovi la ragazza a 20 anni, hai la macchina, non necessariamente un lavoro perché tanto paga papà e a 25 anni già sei vecchio e pensi al matrimonio. E questo vale per tutti, anche i cosiddetti "alternativi" che si credono fuori dagli schemi, ma anche loro vittime del sistema.

mio padre non poteva pagarmi la macchina e io non sono riuscito a trovarmi una ragazza a 20 anni, non ho mai avuto successo per via della mia diversità. Ero troppo riservato. Io preferirei dire che non sono così ipocrita da fingermi il tuo migliore amico quando ti conosco a malapena.

e per un periodo, un lungo periodo, sono arrivato a sentirmi disadattato, sbagliato, inconsciamente anch'io volevo rientrare in quello schema, perché era la dimensione di stabilità più a portata di mano. E anche perché se non ne facevi parte, ti sentivi emarginato, tagliato fuori. Ma io non sono fatto per quello schema e infatti adesso che ne sono completamente fuori, mi sento libero. Per uscirne serve coraggio, un mio amico lo sa bene, è come prendere la pillola rossa e uscire da Matrix.

la cosa più spaventosa è che la provincia ti "entra dentro", non basta scapparne per liberarsene. Conosco persone emigrate al nord, che ancora parlano del mio paese, dove per un periodo si è spacciata cocaina liberamente per strada ed è tuttora la piazza principale dello spaccio in Campania, come se fosse il posto migliore del mondo. La realtà è che quello che sai, quello che hai sempre saputo, ti dà sicurezza, se in te non esiste lo stimolo a imparare, a capire, ad assaporare cose nuove, allora conviene non muoversi e restare fermi, vivere da parassiti, perché non hai la capacità di eliminare le vecchie sicurezze per crearne di nuove e migliori.

il luogo comune vuole che le persone di provincia siano più allegre e spensierate. La mia risposta? Beata ignoranza.